Tutte le persone che si sposano sognano di avere un matrimonio felice, il che, purtroppo, non sempre avviene. Sempre più spesso le coppie si separano e si calcola ormai che una su due (oppure una su tre in altre statistiche) è destinata al fallimento. Altre volte la fine di un matrimonio arriva perfino con la morte provocata del partner, per mano del 'consorte', che evidentemente ha scelto di non condividere la sorte fino in fondo con la persona che ha sposato. Ci si chiede: ma come si fa ad arrivare ad un odio tanto violento nei confronti di una persona, dopo aver provato, sempre per lei, l’opposto sentimento dell’amore?
Ci sono molte ragioni. La prima è che il matrimonio è una istituzione dinamica ed in continua trasformazione, il che significa che cambia nel corso del tempo e con lei cambiano le persone in essa coinvolte. Del resto, ci sono anche coppie molto felici, che restano insieme tutta la vita, con grande soddisfazione di entrambi. Il problema riguarda, ovviamente coloro che hanno fatto questa scelta, della quale sono insoddisfatti ed anzi la considerano la rovina della propria vita.
Ma allora, se questo è il rischio e, come abbiamo visto, è un rischio così alto, perché ci si continua a sposare oggi?
Se lo chiedete a chi si sposa, vi sorprenderete nel sentire risposte di questo genere: si ricevono di bei regali, si fa una bella festa, volevo avere una casa tutta mia, potevo avere quindici giorni di ferie in più, volevo far contenta la mamma… E così via.
In realtà, per capire perché veramente ci si continua a sposare, bisogna guardare al passato ed al valore simbolico del matrimonio.
Il matrimonio è nato almeno 4.500 anni fa ed ha avuto la funzione di creare un ordine sociale e di promuovere il benessere delle persone. E sicuramente, per fare questo, non si è mai basato su un sentimento così ‘volatile’ come l’amore: c’erano faccende concrete, economiche, familiari, che facevano scegliere i giovani verso una possibilità o l’altra. Solo da poco più di un secolo ci si sposa per amore e dunque ci si basa nella scelta del con-sorte sui sentimenti e sulle passioni, anziché sulla capacità del/della partner di condividere un progetto di lungo termine. Del resto, è una caratteristica di noi esseri umani quella di innamorarci.
Quando ci svegliamo dal sogno però, è altrettanto umano accorgersi dei difetti del/della partner: trovarlo/a sgradevole, irritante, irragionevole e quant’altro. La soluzione più comune dopo questa spiacevole ‘sorpresa’ è quella di farsi l’amante, quasi per ritrovare quella felicità perduta che si sente sempre più come un diritto. In ogni caso non è una soluzione: oggi sempre più il tradimento rappresenta una causa di separazione: infatti, non si è disposti a tollerare le imperfezioni dell’altro/a e la rottura del patto di fedeltà viene considerato un motivo valido per interrompere l’unione. Succede insomma che non si riesce più a tollerare la frustrazione, a gestire le proprie emozioni. Del resto, se tutte le coppie nelle quali è accaduto un tradimento si fossero separate, nel passato, forse la nostra specie non sarebbe neanche sopravvissuta.
Freud ha visto l’amore dalla prospettiva della pulsione sessuale ed ha teorizzato che sia l’amore sia la sessualità abbiano le loro radici nell’infanzia Il primo amore di ciascuno di noi è la propria mamma, la persona cioè che non solo soddisfa tutti i nostri bisogni, ma che ci dà anche il primo piacere sessuale, con i suoi abbracci e con il suo tenero e caldo corpo. Nel/nella partner ogni persona cercherebbe dunque, consapevolmente o meno, questo ritorno all’amore materno. Ma l’amore materno è un amore diverso: è altruista, oblativo, disinteressato ed invece col partner ci si accorge che si tratta di un amore diverso, nel quale si riceve molto, ma si deve anche dare molto.
E questo delude. Se ci si sente troppo delusi, se ci si accorge di aver troppo sbagliato, l’ideale irragionevole o sovradimensionato del/della partner determina la misura dell’insoddisfazione e può portare a decidere di interrompere la relazione, anche se non a perdere l’illusione di ritrovare in un’altra persona le qualità e le capacità di riportarci alla nostra infanzia nella vita matrimoniale, attraverso la quale ‘eternizzarsi’ attraverso i figli e le generazioni che verranno.
Ecco perché, veramente, ci sposiamo.
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